Carlo Verdone - Aforismi e Frasi Famose

Attore, Regista, Sceneggiatore
(17 Novembre 1950)

La mia vita artistica si fonda sull'osservazione, sul captare elementi, umori della gente, e trasferirli in pellicola.
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Quando sei attore nel tuo film, sei anche un ingombro a te stesso.
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Una volta Alberto Sordi mi disse che l'arte della commedia era sempre più in crisi. Secondo lui il motivo era che tra la gente era sparito il senso del ridicolo. Nessuno si stupiva più per nulla. Aveva perfettamente ragione.
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Ho tanti difetti, ma l'invidia non mi appartiene. Ho sempre cercato di imparare dal successo degli altri.
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Andai a fare un esame e dissi che ero preparatissimo su Bergman. Mi chiese tutto su Georg Wilhelm Pabst: non sapevo niente e mi bocciò. Io gli dissi "Ma papà stai scherzando?" e lui rispose "Mi dia del lei! (Il Professore era suo Padre)
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Sono amico di tanti sacerdoti e francamente più parlo con loro e più li vedo normalissimi.
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Nella recitazione sento che mi sto lentamente trasformando nel non cercare di stupire con facce ed espressioni che fanno parte del passato. Si può far benissimo ridere in un altro modo: più raffinato, più basato sul “poco ma efficace”.
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La nostalgia è un abbraccio. Guai se mancasse la nostalgia. La nostalgia è memoria, rispetto, ricordo piacevole di cose passate. Non pesa.
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La maggior parte dei politici parla di regole, di interventi, di promesse, di una “nuova etica” etc … Quando gran parte di loro vivono in una atavica corruzione. Non ne posso più della parola “tangente”. Tangente sta diventando sinonimo di Italia. Questo non è più ammissibile.
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Sono cattolico, anche se devo combattere tutti i giorni per conservare la fede; la perdo e la ritrovo continuamente.
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Sono un curioso; e nonostante il successo mi piace girare per strada.
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La Chiesa non ha bisogno di Baglioni per accostarsi ai giovani, o di Jovanotti o di Celentano. Né i giovani riscoprono il cristianesimo per un concerto.
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I cantautori pensano che il fatto che la Chiesa li chiami, sia una prova della non banalità della loro produzione.
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Se fossi stato più furbo, in alcuni film avrei scelto finali diversi. Ma sarebbe stato un errore.
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Viviamo solo di presente, ma è un presente fatto di attimi sconnessi con ciò che è accaduto prima.
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Credo che ci sia troppa superficialità, troppa presunzione e una spaventosa mancanza di memoria storica.
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Alla fine degli anni Sessanta c'era una grande fame di cultura, voglia di condividere sempre con gli altri. Oggi invece c'è la tendenza a stare da soli, a casa con il computer.
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Spero vivamente che nuove generazioni capovolgano tutto con grande slancio. Ma per fare questo si devono preparare con abnegazione. Ce la faranno? In giro ne incontro molti pieni di motivazioni. Speriamo bene. Per loro e per noi.
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