Alessandro Del Piero - Aforismi e Frasi Famose


Frasi
Calciatore Italiano
(Conegliano, 9 Novembre 1974)


Non mi sveglierò mai da questo sogno, perché è vero, è tutto vero: sono diventato campione del mondo, gioco in serie B con la mia squadra, con il mio 10 sulla schiena.

La terza stella? Sicuramente sul cuore ce l'abbiamo ed anche sul campo poi quello che viene decretato da altri criteri è da rispettare e non dobbiamo andare oltre ma quello che è stato vissuto è questo e vogliamo che rimanga.

Gianni Agnelli aveva una grande capacità di giudicare perché era un profondo conoscitore del mondo del calcio e non parlava mai a caso.

Sono orgoglioso delle pagine importanti che ho scritto nella nostra grande storia. La Juve è sempre stata un meraviglioso dipinto, e un meraviglioso dipinto ha bisogno di una cornice meravigliosa come questa.

Oggi è il momento di ringraziare il nostro pubblico, i nostri tifosi, la gente della Juve. È il momento di ringraziare i ragazzi, i giovani, tutti quelli che non hanno mai smesso di credere nello sport e di credere in noi.

Oggi si chiude questa stagione e siamo pronti per ricominciare. Perché noi siamo, e saremo sempre, la Juve.

Con la Juve ho vinto tutto, assaporando la sensazione di tornare a Torino con la coppa più ambita in mano, e ho perso tutto, magari all'ultimo minuto, all'ultimo rigore, con in bocca l'amaro di aver lavorato, lottato, sudato per un anno intero per niente. Momenti di gioia incredibile, in cui ti senti sul tetto del mondo, ma anche momenti di scoraggiamento, di delusioni brucianti, di incredulità.

Un cavaliere non lascia mai una Signora.

I soldi risolvono un bel po' di problemi pratici, però conosco un sacco di ricchi tristi, anche nel calcio e non è retorica: è la verità. In questo mondo c'è solitudine, a volte depressione. Siamo persone con dei sentimenti, persone anche fragili. Vedo gente che ha doni e li spreca, e si butta via.

Sono stati fantastici perché non mi hanno mai forzato né gasato. È quello l'errore grande. Il comportamento dei genitori è decisivo, per i figli sportivi.

La Juve è casa mia. Così come lo è Torino, entrambe parti di un processo graduale e inesorabile che mi ha portato a sentirmi figlio di entrambe. Il legame con la Juve però è antecedente a quello con la mia città, e sconfina in quel territorio mitico dell'infanzia, di poster e sogni di gloria che cullavo, da bambino perennemente attaccato al pallone qual ero.

Oggi si pensa che una persona buona sia una persona fessa, invece la bontà è fondamentale.

552 partite, con la stessa maglia. I numeri per me significano tanto, tutti i grandi primati che sto raccogliendo in questa fase della mia carriera. Ma non sono tutto. Perché ho sempre pensato che non basta soltanto raggiungerli, i grandi traguardi. Il valore dipende anche da come li raggiungi.

Come Gaetano Scirea. A volte mi chiedo come mi vedono i ragazzi, i bambini. E penso che vorrei mi vedessero come io vedevo lui. Parlo dell'uomo, non solo dello straordinario giocatore. Perché questo, per me, vuol dire entrare nel cuore della gente, lasciare qualcosa che vada oltre i numeri.

Le magliette tutte identiche vogliono dire squadra.

Essere un modello per tanti bambini è una responsabilità. Ne sono fiero, e so di maneggiare un materiale delicato. Perciò provo a mordermi la lingua, qualche volta, e mantenere il controllo: lo stress offusca la mente.

Sono fiero di mio padre che si spaccò la schiena come elettricista, e di mia madre che avrà lavato per terra in tutte le case di Conegliano. Sono strafelice di avere avuto quell'infanzia, dove i desideri erano in rapporto alle possibilità, mai di più. E quando cominciava a venire il bel tempo, come adesso, si usciva nei prati, si faceva la casetta sull'albero, si rubavano le ciliegie e le pannocchie, c'era sempre il benedetto pallone. Bellissimo.